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L’emporio della Solidarietà “Arca” è giunto al termine del primo anno di attività e si appresta a iniziare il secondo con grande entusiasmo e con un background di esperienza, che sarà sicuramente fondamentale per puntare al miglioramento del servizio e dell’efficienza dell’emporio.

Al fine di poter consentire una migliore gestione e garantire una maggiore offerta di prodotti a tutte le famiglie in difficoltà che fanno parte del progetto è stata lanciata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma “Meridonare” (https://www.meridonare.it/progetto/emporio-della-solidarieta-arca) dove con un piccolo contributo si può essere parte attiva di questo grande processo di sostegno e alle fasce più deboli della popolazione flegrea. Il progetto Emporio della solidarietà “Arca” nel primo anno ha sostenuto 40 famiglie dei comuni di Bacoli e Monte di Procida, selezionate grazie all’aiuto dei servizi sociali dei due comuni. Un altro grande attore che ha contribuito alla realizzazione del progetto, garantendone l’esecuzione è la Fondazione Progetto Arca Onlus che con grande impegno e dedizione è sempre vicina alla nostra organizzazione.

 

Per il secondo anno di attività la finalità che ci proponiamo di perseguire è quella di accompagnare i nostri minori e le relative famiglie in un percorso di formazione che mira al raggiungimento dell’emancipazione da ogni tipo di dipendenza dalle strutture e dai servizi sociali, acquisendo, fiducia e consapevolezza nelle proprie capacità di recupero e rivalsa per diventare cittadini attivi e produttivi. L’emporio della solidarietà “Arca” sarà impostato con un sistema di acquisto strutturato e regolato secondo il modello tipico delle banche del tempo. Ogni acquisto attiverà dei debiti in termini di ore di volontariato e formazione gli utenti si impegnano a svolgere a favore della comunità, in particolare a favore di persone anziane e disabili.

Il processo sarà seguito dagli operatori e dai volontari dell’emporio, che gestiranno il tutto anche attraverso un sistema informatico. In particolare il software di gestione dell’emporio servirà, non solo per la creazione della carta magnetica che sarà distribuita agli utenti, ma anche per tutta la fase di immagazzinamento.

 

La Casetta Onlus è un’associazione di Volontariato che nasce nel 1999 con lo scopo di aiutare le fasce deboli del territorio flegreo. Inizialmente l’attività era volta alla salvaguardia dei minori a rischio di emarginazione sociale a causa della difficile situazione socio-economica famigliare.

Successivamente abbiamo sviluppato un modello di accoglienza che prevedesse la risoluzione del problema alla base, cioè rendere stabile il nucleo famigliare. Nell’ottica del superamento della situazione di disagio socio-economico delle famiglie è stato ideato Il progetto “Emporio della solidarietà” con l’obiettivo di favorire la promozione della solidarietà e del volontariato tra famiglie, costruendo reti di mutuo aiuto. Aiutare per noi significa innanzitutto soddisfare i bisogni primari delle famiglie indigenti, attraverso un paniere di beni alimentari. Ma significa anche superare la logica dell’assistenzialismo, poiché crediamo in un futuro di autonomia e integrazione sociale per tutti.

Spronare chi si trova in situazioni di disagio, ad uscire dall’isolamento, a mettersi in gioco e a creare relazioni nuove, valorizzando le competenze e gratificando l’individuo che sente di poter offrire qualcosa in cambio, costituisce l’essenza del progetto, incentrato sul valore imprescindibile della dignità della persona.

Regala l’opportunità di contribuire ad un progetto di reinserimento sociale. Ti invito ad esserci. Ad esserci con il tuo seme di comunione, di dono di te, per dimostrare che l’amore vince ed illumina situazioni di dolore, drammi e sfide. Con il tuo aiuto l’amore diventa volontà.

Grazie per il tuo contributo.

https://www.meridonare.it/progetto/emporio-della-solidarieta-arca

www.lacasettaonlus.it

Spesa gratis in cambio di volontariato. Messaggi di questo tipo hanno accompagnato lo scorso novembre l’apertura dell’Emporio della Solidarietà Arca. Un gran clamore mediatico che ha avuto il merito di accendere i riflettori sulle tematiche legate alla povertà. Il progetto portato avanti da La Casetta Onlus e la Fondazione Progetto Arca, però, nasconde una complessità maggiore che non sempre è stato possibile veicolare in articoli o servizi radiotelevisivi.

Idea fondante dell’Emporio, infatti, è quella di sfruttare il progetto non solo per dare un sostegno concreto alle famiglie, ma anche e soprattutto quella di aiutare persone in difficoltà ad uscire da una condizione di isolamento, chiusura e rassegnazione. Mettere esperienze e capacità a confronto, spingendo l’individuo a mettersi in gioco e non solo ad accettare passivamente un aiuto offerto.

In questo senso svolge un ruolo fondamentale la fase di formazione che la stessa presidente de La Casetta, Anna Gilda Gallo, ha tenuto insieme ai partecipanti al progetto. Un modo per prepararsi al volontariato, ma anche per favorire la socializzazione, riscoprire e valorizzare le competenze che ognuno possiede. Incontri sentiti che hanno portato frutti talvolta anche inaspettati.

Da cosa nasce cosa e dall’Emporio della Solidarietà sta nascendo un nuovo ambizioso progetto che mira ad aiutare le famiglie in difficoltà attraverso proprio un percorso di formazione. L’idea è quella di creare quella che potrebbe essere chiamata “Scuola delle abilità”. Ebbene sì, una vera e propria scuola che, facendo forza sulle doti ed inclinazioni di ognuno, fornirà alle persone in difficoltà gli strumenti necessari per rimettersi in gioco, per reinserirsi nel mondo del lavoro attraverso un atteggiamento di apertura e predisposizione alle opportunità che si possono presentare.

Insegnanti di eccezione metteranno a disposizione la loro esperienza e le loro conoscenze per guidare queste persone lungo un percorso formativo che si avvarrà di strumenti diversi rispetto a quelli tradizionali, ai quali siamo solitamente abituati. No ai classici libri di testo, si al fare con amore. Da qui la scelta di soprannominare questi maestri “coach in love”. Perché l’amore per il prossimo è da sempre il motore che spinge La Casetta Onlus ad andare avanti, che alimenta e dà vita alle sue iniziative.

È passata quasi una settimana dall’inaugurazione di “Arca, l’Emporio della Solidarietà”. Tanto interesse per un evento dall’importanza materiale e simbolica notevole. Prima di poter aprire quelle porte, però, è stato necessario un lungo lavoro, lo stesso che occorrerà per portare avanti il progetto permettendo alle famiglie in difficoltà di fare la spesa. Un prima e un dopo quindi.

Ed è in quel prima e in quel dopo che spesso i riflettori sono spenti. Non si spegne, però, l’interesse e l’attenzione di persone, gruppi ed attività commerciali che da sempre si dimostrano vicine a La Casetta Onlus e alle sue iniziative in favore di chi ha maggiore bisogno. Non è mancato il loro contributo anche nell’inaugurare “Arca, l’Emporio della Solidarietà” e certamente non mancherà per sostenerne le attività.

Per questo è doveroso un sentito ringraziamento a: “Multicenter School”, “Sciardac”, Risotrante “Capo Blu”, Agenzia di viaggi “Last Minute Store”, Amici del “Reiki” e Salvatore Illiano. È anche grazie a loro che, in collaborazione con la Fondazione Progetto Arca, oggi possono offrire sostegno a 40 famiglie del nostro territorio.

Il giorno dell’inaugurazione è ormai prossimo. Martedì 8 novembre, alle ore 17, aprirà per la prima volta le proprie porte “Arca, l’Emporio della Solidarietà”, allestito in via Cappella a Monte di Procida, proprio al confine con Bacoli. Si tratta di un importante progetto, unico in Campania e non solo, il frutto dell’intensa collaborazione fra l’associazione La Casetta Onlus e la Fondazione Progetto Arca Onlus con sede a Milano, che insieme intendono sostenere le famiglie indigenti del territorio flegreo.

Secondo il rapporto 2016 su povertà ed esclusione pubblicato dalla Caritas, infatti, in Italia sono un milione e 582mila le famiglie in povertà assoluta, oltre di 4,5 milioni di individui, il numero più alto dal 2005. Non si tratta di un disagio economico, ma della forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quei beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Dal 2007 la percentuale di persone povere è più che raddoppiata passando al 7,6%. Ancora una volta è il Mezzogiorno a vivere la situazione più difficile, qui si concentra il 45,3% dei poveri di tutta la nazione.

Per questo nasce “Arca”, un social market con tratti molto innovativi. Nella sua sede si possono trovare frigoriferi e i classici scaffali di un supermercato con una dozzina di prodotti alimentari sempre disponibili. I clienti, tramite un protocollo d’intesa, saranno selezionati dai Servizi Sociali. Si tratta di 40 famiglie di Bacoli e Monte di Procida che potranno fare la spesa senza dover spendere i propri soldi. La Casetta e Progetto Arca, infatti, senza l’ausilio di fondi pubblici, sono riusciti a finanziare interamente il progetto. Le famiglie coinvolte riceveranno una tessera a punti che utilizzeranno per pagare la propria spesa.

Tratto innovativo di questa iniziativa è la possibilità per i clienti di “ricambiare” il servizio ricevuto tramite ore di volontariato da prestare secondo le proprie possibilità, competenze e predisposizioni. Per loro sarà proposto un apposito corso di formazione nel quale impareranno a relazionarsi col prossimo e con le diverse situazioni di disagio. Non più, quindi, un semplice dono, ma una nuova dimensione di scambio che gratifica la persona, facendola sentire utile e non peso. Tale sistema, inoltre, crea relazioni nuove, aiuta chi si trova in difficoltà ad uscire da una pericolosa tendenza all’isolamento.

Spiega così Anna Gilda Gallo, presidente de La Casetta Onlus”, il sentire da cui nasce il progetto: «Nella profonda problematicità della nostra vita c’è bisogno di una voce che gridi “non temere”. Io credo che l’uomo si debba liberare da quel che si è messo addosso o da quel che gli hanno messo addosso, l’inclusione, quindi, è importante perché solo così l’essere scopre la relazione e la capacità di amare.

«A Milano, a Roma, ora a Napoli, e domani in altre città italiane: Progetto Arca vuole essere presente per aiutare le famiglie in difficoltà, che hanno il bisogno e il diritto di riprendersi e ricominciare a vivere – commenta Laura Nurzia, vicepresidente della Fondazione – E aiutare per noi significa innanzitutto soddisfare i bisogni primari attraverso beni semplici proprio come quelli alimentari, ma significa anche guardare oltre l’assistenza, credendo in un futuro di autonomia e integrazione sociale per tutti. Questo è il valore imprescindibile della dignità della persona».

Si è conclusa ieri sera la seconda edizione de “La Zuppa della Bontà”, l’evento organizzato in numerose piazze italiane dalla Fondazione Progetto Arca per sostenere iniziative a favore delle persone senza fissa dimora. Anche La Casetta Onlus ha preso parte all’evento, allestendo due stand, uno a Bacoli in Villa Comunale ed un altro a Monte di Procida in Piazza XXVII Gennaio. 3

Grazie al supporto dei volontari, nel corso delle due giornate sono state distribuite oltre 180 confezioni di zuppa. Presso i banchetti tanti amici, sostenitori, ma anche tanti semplici passanti che, a fronte di una piccola donazione, si sono portati a casa una delle tre varianti di zuppa, compiendo un gesto concreto per aiutare le persone senza fissa dimora.

Altre confezioni sono ancora nella sede de La Casetta Onlus in via Cappella, a Bacoli. 1Continuerà, quindi, anche nei prossimi giorni la distribuzione de “La Zuppa della Bontà”. Con le stesse modalità, chi volesse riceverne può recarsi nella sede durante gli orari di apertura.

Sabato 15 e domenica 16 ottobre, torna l’appuntamento con “La Zuppa della Bontà”, l’evento organizzato in numerose piazze italiane dalla Fondazione Progetto Arca. Nel territorio flegreo l’evento è promosso da La Casetta Onlus che allestirà due stand dalle 9 alle 19, uno a Bacoli in Villa Comunale ed un altro a Monte di Procida in Piazza XXVII Gennaio.

Presso i nostri banchetti i volontari offriranno, a fronte di una piccola donazione, la zuppa della bontà a tutti coloro che desidereranno portare in tavola una delle tre gustose varianti di zuppe confezionate, prodotte dall’azienda Pedon. Un piatto speciale per i propri cari e, allo stesso tempo, un modo concreto per offrire un aiuto alle persone senza dimora.

Si tratta di un prodotto, la zuppa, scelto per il suo forte valore simbolico: alimento sano, alla portata di tutti e perfetto per dare ristoro a persone che raramente, vivendo in strada, hanno la possibilità di consumare un pasto caldo. Proprio ai senza fissa dimora saranno destinati i fondi raccolti, sostenendo anzitutto il Servizio Mobile su Strada con il quale cerchiamo di offrire ascolto, orientamento e sostegno concreto agli indigenti del territorio flegreo.

L’invito è quello di accorrere numerosi per poter aiutare quante più persone possibili. Quest’anno, però, chiediamo anche un supporto a tutti coloro che desiderano dedicare un po’ del loro tempo diventando volontari e aiutandoci a presidiare le piazze con i nostri stand per una giornata o solo per poche ore. Gli aspiranti volontari de “La Zuppa della Bontà” possono ricevere informazioni e aderire all’iniziativa telefonando allo 081/8682154 o al 3388973932.

Avevamo promesso importanti novità a settembre e le importanti novità ci sono. Come annunciato, non si è fermato neppure in estate il lavoro per poter realizzare un emporio della solidarietà proprio a cavallo fra i comuni di Bacoli e Monte di Procida. Passo dopo passo, si è partiti da un’idea, il sogno di un​ ​social market​, e si è giunti ormai in prossimità della sua realizzazione. Mancano gli ultimi tasselli, ma entro metà ottobre tutto dovrebbe essere pronto per l’inaugurazione. ​

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Lavori all’interno dei locali

Si chiamerà Arca e aprirà in via Cappella 31, a pochi metri dalla sede de La Casetta Onlus​. Uno spazio composto da due locali comunicanti, appositamente individuato ed attrezzato. Nei prossimi giorni saranno consegnate anche le scaffalature e i frigoriferi in cui saranno disposti i prodotti. Il lavoro, però, parte da lontano. La Casetta Onlus e la Fondazione Progetto Arca Onlus​ ancora una volta hanno unito le forze e, senza l’ausilio di finanziamenti pubblici, hanno portato avanti un progetto unico in Campania.

La vendita di marmellate e le altre raccolte fondi organizzate da La Casetta hanno contribuito alla realizzazione. Così, anche grazie alla generosità di tanti sostenitori, presto l’emporio della ​ solidarietà potrà offrire un paniere di circa una dozzina di prodotti fissi e sempre disponibili. Prodotti essenziali come pasta, riso, olio, latte, ma la speranza è quella di poter ampliare l’offerta creando una rete solidale con i commercianti del territorio.

Non si tratterà, però, di una semplice distribuzione di beni, ma di una vera e propria spesa. La differenza sarà solo nel metodo di pagamento. I clienti, infatti, riceveranno un tessera a punti con la quale salderanno il conto. Per caricare questa tessera non serviranno soldi, ma impegno, tempo e competenze che i clienti metteranno a disposizione del prossimo attraverso un’opera di volontariato.

Veduta esterna da via Cappella

Veduta esterna da via Cappella

A partecipare al progetto saranno 40 famiglie, 20 di Bacoli e 20 di Monte di Procida, individuate direttamente dai Servizi Sociali con i quali è stato sottoscritto un apposito protocollo di intesa. Prima di prestare la propria opera, tutti i clienti seguiranno una formazione al volontariato direttamente con Anna Gallo, presidente de La Casetta Onlus. Sarà un’occasione per imparare a rapportarsi col prossimo in difficoltà, ma anche per conoscere predisposizioni e competenze secondo le quali ogni persona sarà impiegata.

Le finalità del progetto sono diverse. La Casetta Onlus con la Fondazione Progetto Arca​ ​Onlus​ ha cercato un modo diverso per aiutare le famiglie indigenti, superando la logica dell’assistenzialismo. L’organizzazione dell’emporio della solidarietà​ ​”Arca​”​, infatti, sprona chi si trova in situazioni di difficoltà ad uscire dall’isolamento, a mettersi in gioco e a creare relazioni nuove, valorizza le competenze e gratifica l’individuo che sente di poter offrire qualcosa in cambio.

Dal 2014 ad oggi nel Mediterraneo sono morti oltre 10mila migranti. Oltre 10mila persone, annegate nel tentativo di raggiungere l’Europa. Il 2016 non ha portato ad un miglioramento, anzi si sta configurando come l’anno peggiore. Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) sono stati 2.859 i migranti morti nei primi cinque mesi dell’anno mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere le coste europee, ben mille in più rispetto allo scorso anno. La maggior parte di loro ha perso la vita nel braccio di mare fra Grecia e Turchia, ma con l’arrivo della bella stagione torna a popolarsi la rotta italiana.

Nonostante il significativo aumento dei morti, il numero complessivo di migranti non si discosta molto da quello dello scorso anno. Allora è giusto continuare a parlare di emergenza immigrazione? Probabilmente no. La vera emergenza, accanto al tragico numero di morti in mare, è costituita dalle carenze e dalle falle del sistema di accoglienza. Un sistema spesso corrotto, in cui si fatica a trovare nuove sistemazioni per gli ultimi arrivati.

L’Italia e l’Europa intera sono alle prese con una situazione estremamente complessa. I provvedimenti sinora adottati non hanno dato grossi risultati, o quantomeno non sono riusciti ad affrontare in maniera decisa il fenomeno. Resta una condizione di affanno generale e si torna a parlare di soluzioni radicalmente diverse. Circa un anno fa La Casetta Onlus si è confrontata sul tema con la Fondazione Progetto Arca che da oltre 20 anni opera nell’accoglienza.

Erano i tempi del caos alla stazione di Milano, ma anche oggi il lavoro continua. Proprio da lì, quando scendono da un treno e trovano ad accoglierli una squadra multilingue di mediatori che offre informazioni e beni di primo conforto. Poi c’è l’Hub per la registrazione e gli altri servizi: docce, un ambulatorio, postazioni PC, punto ristoro e area gioco per i più piccoli. L’accoglienza è organizzata per dare a chi arriva la possibilità di riposarsi, quattro, cinque giorni al massimo, il tempo necessario per levarsi di dosso un po’ della fatica del viaggio e orientarsi rispetto alle opportunità. L’obiettivo è avviare ogni ospite all’autonomia attraverso un programma di integrazione individuale portato avanti da educatori e assistenti sociali (maggiori info visita il sito).

Già allora emerse la proposta di corridoi umanitari che fornirebbero vie legali di transito ai migranti, arginando così quei fenomeni di illegalità che costituiscono la vera emergenza. La realtà, però, è che l’idea di accogliere liberamente chi è in fuga dal proprio paese costituisce qualcosa di piuttosto estraneo dal sentire comune, anche in ambienti tendenzialmente più aperti. A pesare non poco è una diffusa reticenza e un certo scetticismo con cui oggi si accolgono i migranti. Colpa di miti infondati, di un’informazione non sempre corretta e di una crescente ondata di radicalizzazione che ha costruito muri fisici ed ideologici.

Abbatterli non è affatto semplice, ma c’è chi nel quotidiano opera accogliendo coloro che ne hanno bisogno, senza badare al colore della pelle, alla provenienza o al credo religioso. Le porte de La Casetta Onlus a Bacoli sono sempre aperte con operatori e volontari pronti ad accogliere la persona, mettendo al centro l’umanità e le esigenze dell’individuo, non ciò che egli rappresenta. Servizi come la Mensa o Unità Mobile su strada si rivelano utili ad aiutare anche persone immigrate. In passato sono stati portati avanti anche progetti mirati come l’istituzione di uno sportello di mediazione culturale.

Ciò che, però, caratterizza sempre l’operato de La Casetta è l’atteggiamento di apertura, la voglia di tendere una mano, di ascoltare, capire e sostenere chi si trova in difficoltà. «Non muri ma ponti per questi nostri fratelli», le parole di Anna Gilda Gallo, la presidente dell’associazione. La porta de La Casetta è sempre aperta anche a chi voglia offrire il proprio aiuto. Sulla pagina facebook è possibile trovare maggiori dettagli sulle attività dell’associazione e le modalità per sostenerla.

Foto (1)  C’è chi in questi giorni discute sui tavoli europei di immigrazione, snocciolando numeri. C’è poi chi guarda in tv scene di migranti alle frontiera o accampati in una stazione. C’è poi chi questo fenomeno lo osserva, ci riflette, ma lo fa vivendolo in prima persona, entrando in contatto e aiutando persone bisognose di assistenza. Prova a farlo nel proprio piccolo “La Casetta Onlus” di Bacoli che dell’accoglienza fa la sua prima missione. Ma c’è chi opera da oltre 20 anni opera su larga scala. È per questo che abbiamo deciso di parlare di immigrazione con Fabio Pasiani, di “Fondazione Progetto Arca Onlus”. Un’associazione che a Milano opera fra le strade e nelle proprie strutture, con progetti per persone senza dimora, ma anche anziani, minori o famiglie in difficoltà. Fra “La Casetta” e “Progetto Arca” è nata ormai una collaborazione che punta ad estendere la rete di assistenza ad un’utenza sempre più vasta. Ma la partnership serve anche ad altro, a confrontarsi e capire sempre meglio le diverse realtà su cui intervenire.

Parliamo dunque di immigrazione. Fabio Pasiani ne ha viste tante insieme ai volontari di “Progetto Arca” che hanno accolto migliaia di persone. Parla del fenomeno migratorio con chiarezza e lucidità.  Non gli sfugge, però, l’aspetto più umano e si legge un pizzico di rabbia nelle sue parole quando racconta gli aspetti più crudi. «Si tratta spesso di persone che chiudono la porta della loro casa sapendo probabilmente di non poterci più tornare – ci dice Fabio – Partono per un viaggio estremamente pericoloso che non sanno dove li porterà. Molte famiglie decidono addirittura di imbarcarsi divisi su due navi diverse per aumentare la possibilità che qualcuno arrivi dall’altra parte. È un assurdo! L’idea di arrivare a considerazioni di questo tipo fa accapponare la pelle a qualsiasi padre o madre di famiglia». Le sue parole sono forti, ma procediamo con ordine per capire meglio il fenomeno.

 

 

Per cominciare a parlare di immigrazione è opportuno fare chiarezza sui termini. È davvero giusto parlare di “emergenza”?

 

«La vera emergenza attiene alle problematiche dell’illegalità. Ci siano paesi che vivono in condizioni di guerra civile o di dittatura, dove è a rischio l’incolumità delle persone. Questa è un’emergenza per quei paesi, ma il flusso di persone che scappano da questi posti sta nell’ordine naturale delle cose. Dovremmo cominciare a considerare il fenomeno migratorio come una cosa normale. Piuttosto l’emergenza è che tante persone non trovino altro mezzo per raggiungere una vita migliore se non quello di affidarsi all’illegalità. Le conseguenze sono tristemente note; i migranti vengono trattati in maniera disumana, vivono in condizione disumana e spesso non arrivano neppure a destinazione. Questa è la vera emergenza secondo me». 

 

Non si emigra, quindi, solo per stare meglio?

 

«Quella economica non è sicuramente la prima ragione. Molte non sono persone a cui manca il pane. Manca piuttosto la certezza di tornare a casa se si esce per comprane, senza essere gettato in qualche galera o fatto oggetto di rappresaglie. Se qui in Italia vivessimo situazioni simili probabilmente anche io sarei alla ricerca di un altro posto sicuro dove vivere in serenità con la mia famiglia, mi pare una cosa piuttosto normale».

 

Possiamo tracciare un profilo generale dei migranti che arrivano in Italia? Da dove vengono, dove sono diretti e cosa cercano?

 

«Da gennaio ad inizio giugno sono arrivati in Italia circa 60 mila migranti. Io posso portare l’esempio di Milano, dove ne sono transitati circa 10 mila. Di questi 4240 sono eritrei e altri 3570 sono siriani, provenienti quindi da paesi dove la vita degli individui è messa a repentaglio da violente dittature o guerre civili. Per loro ci sono sicuramente gli estremi per richiedere lo status di rifugiato secondo quanto previsto dalla convenzione di Ginevra, perché nei paesi di origine vige una sospensione dei diritti umani. Gli altri 2 mila circa provengono da centro -Africa e Medio Oriente. I loro casi vanno, quindi, valutati singolarmente».

 

Si può ipotizzare che molti di questi abbiano intenzione di lasciare l’Italia come spesso viene detto?

 

«Provo a rispondere con un altro dato. Nell’ultimo anno e mezzo a Milano sono passati circa 64 mila migranti. Di questo solo 250 hanno chiesto asilo qui in Italia. C’è una sproporzione netta fra la gran parte che intende proseguire il proprio viaggio e chi sceglie di fermarsi qua».

 

La gran parte quindi dove va? Potrebbe ipotizzare anche che resti nel nostro paese?

 

«No, è una cosa molto difficile. A chi assistiamo facciamo compilare un questionario e i dati ci dicono che quasi tutti sono diretti verso Francia, Germania, Svezia e altri paesi. In più è logico ritenere che se restassero qui tornerebbero da noi per ricevere aiuto o assistenza visto il rapporto che si crea. Sappiamo invece che partono e si organizzano per andare altrove».

 

Torna così in ballo il tema dell’illegalità per superare anche i confini europei?

 

«Si talvolta ci si affida ai cosiddetti “passeur”, ma tanti partono anche in treno. Abbiamo visto tutti le immagini dei respingimenti a Ventimiglia; la maggior parte di loro sono africani, ma sappiamo di molte famiglie siriane che sono riuscite a passare il confine. Non possiamo chiaramente monitorare tutti i casi chiaramente, ma i segnali ci dicono che in molti raggiungono escono dall’Italia».

 

Le immagini dei migranti alla stazione di Milano hanno avuto molta risonanza. Si è parlato anche di problemi sanitari. Voi come li trovate sia da un punto di vista fisico che psicologico?

 

«Molto stanchi e provati. Hanno affrontato viaggi di settimane, talvolta mesi, in condizioni poco umane. Hanno carenza di sonno, sono disidratati, malnutriti. Una condizione di forte stress psicofisico. Capitano spesso bronchiti, bambini con la febbre. Ora con l’estate ci aspettiamo segni di ustioni, inevitabili viaggiano per giorni e giorni sui barconi. Detto questo ci impressiona sempre la loro grande determinazione nel voler concludere il loro viaggio, il loro progetto migratorio. Sono persone molte lucide e determinate a cercare un luogo in cui costruire una normalità per sé e per la propria famiglia. Un’ambizione che credo li accomuni con tutti noi.  Allo stesso tempo sono molto grati per l’accoglienza che trovano qui da noi a Milano dove per la prima volta qualcuno si occupa di loro, cosa che non si aspettano».

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Cosa riuscite a fare voi di “Progetto Arca” per aiutarli?

 

«Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo accolto più di 30 mila persone sulle 64 mila arrivate a Milano. Cerchiamo di dargli un sostegno concreto. Sono adulti, giovani, uomini e donne, anziani e tante famiglie con minori anche molto piccoli. Lo scorso anno mentre era ospite da noi una famiglia ha dato alla luce il secondo figlio.  Si fermano da noi in genere 4 -5 giorni. Li facciamo assistere da un medico, gli diamo la possibilità di farsi una doccia, di avere un cambio pulito di vestiti e un posto dove potersi riposare dopo un viaggio terribile. Possono mangiare secondo la loro cultura e avere qualcuno che parla la loro lingua a cui chiedere informazioni. In sostanza offriamo loro un riferimento che non hanno durante tutto il resto del viaggio».  

 

Individuare soluzioni non è semplice, ma per concludere ti chiedo se c’è qualche provvedimento che potrebbe nel breve termine migliorare la situazione?

 

«Quello che chiediamo è quello che in realtà chiede da tempo anche in comune di Milano a gran voce. Occorre l’istituzione di un corridoio umanitario che consenta a chi arriva da determinati paesi di circolare in Europa per raggiungere la meta prestabilita dove richiedere asilo. Questo taglierebbe fuori tutto quell’aspetto dell’illegalità che costituisce la vera emergenza, come già detto. I migranti dopo l’identificazione avrebbero in mano un documento che gli consentirebbe di prendere un treno o un aereo, togliendoli dalla necessità di affidarsi all’illegalità e dalla miseria di sentirsi clandestini. Gli strumenti di diritto internazionale per farlo esistono, così come dei precedenti a cui rifarsi, legati all’emergenza del nord Africa del 2011».

CAMBIA IL LORO MONDO. CAMBIA IL TUO. COSÌ CAMBIA TUTTO