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Segnali preoccupanti arrivano dall’ultimo “Rapporto annuale sulla povertà in Italia” presentato dall’Istat, un campanello d’allarme per le istituzioni e per quanti operano nel sociale. Le stime diffuse dal report sono riferite a due distinte misure della povertà: relativa ed assoluta, che semplificando fanno riferimento, rispettivamente, alle difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi e l’impossibilità di raggiungere uno standard di vita minimo accettabile.

Si stima che nel 2015 le famiglie in condizione di povertà assoluta siano 1 milione e 582 mila, per un totale di 4 milioni e 598 mila individui, il numero più alto dal 2005 a oggi. L’incidenza della povertà assoluta cresce moderatamente per quanto riguarda le famiglie, ma aumenta considerevolmente se misurata in termini di persone (+0,8% rispetto al 2014). Anche la povertà relativa risulta stabile nel 2015 in termini di famiglie mentre aumenta se si considera il numero degli individui (+0,8%).

Questi dati sono indice delle crescenti difficoltà economiche a cui vanno incontro le famiglie numerose, quelle composte da 4 persone. Si tratta soprattutto di coppie con 2 figli (da 5,9 a 8,6%) e tra le famiglie di soli stranieri (da 23,4 a 28,3%), in media più numerose. Analogo discorso per la povertà relativa che arriva al 31,1% nelle famiglie composte da 5 o più persone.

Il report Istat segnala che i giovani in povertà sono triplicati con la lunga recessione economica e sono ormai il doppio degli anziani. Gli individui tra i 18 e 34 anni che vivono in condizioni di povertà assoluta hanno superato il milione, sono circa il 10% mentre nel 2005 erano appena il 3,9%. Particolarmente colpito anche il sud Italia, dove risultano relativamente povere quasi quattro famiglie su dieci.

In sostanza nel 2015 circa una persona su tredici ha vissuto in povertà assoluta, per farsi un’idea, quasi i cittadini di tutto il Veneto. Come accennato la distribuzione della povertà in Italia riflette il tradizionale divario tra nord e sud. Calabria, Sicilia, Basilicata e Molise hanno, in proporzione, più del doppio dei poveri rispetto alla media nazionale. Va poco meglio alla Campania che si ferma al 17, 6 % di povertà relativa.

I dati, rimbalzati all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale, meritano una riflessione seria ed interventi concreti che agiscano sulle cause che generano povertà. Non bastano misure una tantum, è necessario creare posti di lavoro dignitosi e stabili, servono politiche per la casa, occorre agire sulla dispersione scolastica.

Si tratta, quindi, di politiche strategiche che riguardano le istituzioni locali e nazionali. Anche La Casetta Onlus, però, nel suo piccolo cerca di perseguire questa strada, non limitandosi ad interventi di tipo assistenziale. L’attenzione ai minori ed alle famiglie, il supporto scolastico, la formazione professionale delle donne… Sono tutti interventi di ampio respiro con cui volontari ed operatori cercano di affrontare in maniera integrata il disagio per generare un benessere solido e duraturo.

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