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Quando un dono diventa reciproco: un nuovo concetto di charity market
di Raffaele Picilli e Mariano Boccia
Secondo l’Istat, un italiano su 4 è a rischio povertà o esclusione, il 14% ha arretrati per mutuo, affitto e bollette. Sei milioni di persone non mangiano adeguatamente e una famiglia su due percepisce un reddito netto non superiore a 2.000 euro. Al Sud, quasi la metà dei residenti risulta a rischio povertà o esclusione sociale (45,6%), contro il 22,1% del Centro e il 17,9% del Nord. Sono in difficoltà soprattutto i monogenitori, le coppie con tre o più figli, chi vive in famiglie con cinque o più componenti e i nuclei monoreddito. Dati che sembrano irreali per chi non vive a contatto con le marginalità.
Cosa può fare il Terzo Settore per intervenire e supportare, in maniera dignitosa e “intelligente” chi ha bisogno di beni di prima necessità?
In questi mesi si sta parlato molto di social market, spazi aperti da organizzazioni di volontariato nei quali persone in difficoltà possono recarsi a fare la spesa, gratis, come in un comune negozio. A Bacoli, in provincia di Napoli, un’associazione di volontariato, La Casetta Onlus, ha deciso di modificare questo sistema di distribuzione e chiedere “qualcosa in cambio”. Nel loro nuovo Social Market, che sarà operativo nel giro di alcuni mesi, per pagare le merci non occorreranno soldi, ma donazioni di “tempo”. Agli utenti sarà chiesto di donare parte del loro tempo alla Comunità, secondo possibilità e competenze. L’obiettivo è quello di favorire l’emersione da situazioni di disagio attraverso la promozione della solidarietà e del volontariato tra famiglie e la costruzione di reti di mutuo aiuto, con un’attenzione particolare ai temi dell’educazione alimentare e del risparmio responsabile.
Anna Gallo, presidente della Casetta onlus ha dichiarato: “questa è una nuova visione del servizio che mira al superamento della semplice logica assistenzialista e pone al centro uno scambio reciproco che renda attivo colui che riceve assistenza e che punti, sempre di più, alla creazione dell’indipendenza dell’individuo”.
Ogni acquisto effettuato presso il Social Market attiverà dei debiti in termini di ore di volontariato che gli utenti si impegneranno a svolgere a favore della Comunità. Si cercherà di barattare la spesa mensile, del valore di ottanta euro con due ore di volontariato che a seconda delle attitudini personali, potranno essere impiegate in attività come il giardinaggio, l’assistenza al doposcuola per minori, pulizie domestiche o compagnia ad anziani e persone sole. Ai clienti del Market saranno offerti anche corsi di formazione gratuiti per migliorare le loro capacità lavorative e gestionali. Non solo aiuto immediato ma anche speranza per il futuro.
“Cucina in Progress” Avviso di selezione pubblica per il corso di formazione
Il corso di formazione “Cucina in progress” è una delle attività del progetto “Il lavORO delleDonne”, gestito dalla Cooperativa Sociale “La Casetta Onlus” e dall’Associazione IoCiSto. Il progetto realizza attività, completamente gratuite, ideate per promuovere la partecipazione attiva di donne e giovani al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione di giovani madri e l’attivazione di interventi volti a risolvere problematiche familiari.
Il corso di cucina è rivolto a donne non occupate, prioritariamente quelle fra i 18 e i 35 anni, che intendono intraprendere un percorso lavorativo nel settore alimentare e della ristorazione. Avranno priorità nell’accesso alle lezioni le madri, i cui figli saranno accolti nel baby parking appositamente allestito durante le ore di corso.
Tutti i servizi e le attività previste dal progetto sono gratuiti. Il progetto è sostenuto dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito dell’azione “Giovani no profit”.
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“Un sorriso di consapevolezza sul volto di ogni donna”
Tutti i giorni La Casetta Onlus si propone di favorire, in ogni persona, quel cambiamento che porta alla riscoperta della propria felicità. Oggi, 8 marzo, i riflettori sono naturalmente puntati sul mondo femminile. È la Festa della donna o un Inno alla gioia come Anna Gilda Gallo preferisce definire la giornata. Tra i suoi sogni, infatti, c’è proprio quello di poter vedere un sorriso permanente sul volto di ogni donna.
«Un grande sorriso di consapevolezza – spiega la presidente dell’associazione– perché Dio ha concesso alla donna, come all’uomo, l’espressione libera di sé. Solo col tempo l’ego si è fatto padrone ed ha imbruttito gli animi facendo leva sull’ignoranza e sulla paura. Le donne sono purtroppo tra le vittime di questa degenerazione».
L’8 marzo per La Casetta diventa, quindi, un momento in cui riscoprire il senso di un impegno già concreto e costante in favore del mondo femminile. Un impegno che trova la sua più recente attuazione nel progetto “Il lavORO delle Donne”, portato avanti da La Casetta Onlus e l’Associazione IoCiSto di Bacoli con l’obiettivo di migliorare le condizioni socio-economiche di donne che vivono situazioni di disagio.
«Vogliamo aiutare le donne ad essere consapevoli, perché non si può progettare il futuro senza la capacità di rileggere in modo nuovo la propria esistenza– afferma ancora Anna Gallo- L’obiettivo di questo progetto è proprio quello di offrire nuove opportunità attraverso cui la donna possa mettere in ordine la propria vita senza paura e rompere il silenzio».
Fra le attività previste un centro di orientamento al lavoro, già attivo presso la sede dell’Associazione IoCiSto, e uno sportello di mediazione familiare presso la sede de La Casetta Onlus. Negli stessi locali partirà il prossimo mese anche un corso di cucina rivolto a donne disoccupate, un baby parking un corso di lingua italiana per straniere. Naturalmente si tratta di tutte attività gratuite studiate appositamente per affrontare situazioni di disagio.
Poche risorse e scarsa programmazione, l’accoglienza continua ad essere un’emergenza
L’agenda mediatica ultimamente ha spostato le proprie attenzioni su problematiche diverse e i flussi migratori stessi conoscono rotte nuove. L’Italia, però, non può certo dimenticare la questione immigrazione e soprattutto quella legata all’accoglienza. I riflettori spenti sono un rischio, ma costituiscono anche un’opportunità per poter osservare il fenomeno in maniera più analitica, senza le pieghe emotive derivanti dalle tragiche immagini che per mesi hanno riempito le prime pagine dei giornali.
Continua a fare acqua il sistema italiano dell’accoglienza. Ce lo racconta la campagna “LasciateCIEntrare” in un dossier dal titolo “Accogliere: la vera emergenza”. Partiamo dai costi. Nel 2015 sono stati spesi 1,16 miliardi Euro, una piccolissima percentuale, lo 0,14%, della spesa pubblica nazionale complessiva. Un dato in leggere crescita, ma che resta modesto, soprattutto alla luce degli investimenti europei che hanno fruttato all’Italia almeno 400 milioni di euro in tre anni.
Ciò che preoccupa maggiormente, però, non è la quantità di denaro, ma le modalità con cui lo stesso viene speso. Spendere bene per l’accoglienza significa favorire l’inclusione sociale, la sicurezza e la dignità umana, ma anche migliorare l’economia del luogo in cui vengono collocati i migranti in attesa di asilo. Nella gestione attuale, invece, manca la trasparenza, ma soprattutto una visione a lungo termine circa un fenomeno che da anni ormai è diventato strutturale.
Il 72% dei richiedenti asilo è accolto nei CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria che sono 3090 su tutto il territorio nazionale. I mega centri governativi, detti anche CARA, sono 13. Sono 430 i Progetti del Sistema di Protezione per Rifugiati e Richiedenti Asilo (SPRAR) distribuiti in piccoli centri e considerati, in linea di massima, il migliore esempio di accoglienza a livello nazionale. La maggior parte delle risorse pubbliche, quindi, sono impiegati nella gestione dei centri straordinari ed emergenziali, di cui spesso non è possibile sapere dove sono e chi li gestisce.
Evidente il controsenso per cui centri, definiti straordinari, gestiscono ordinariamente l’accoglienza. Non si tratta, però, solo di una questione di termini. Questa “ordinaria straordinarietà” ha dato vita a centri improvvisati. Hotel, ristoranti, vecchi casolari, tutti riconvertiti in strutture dove ospitare profughi e i richiedenti asilo al fine di ottenere lauti profitti. Gli scandali sono stati tanti anche l’area flegrea e se ne riportano esempi nel rapporto stesso.
Non manca, però, l’impegno di tanti individui e associazioni che con generosità cercano di supplire alle mancanze del sistema. In questo contesto prova a fare la sua parte anche La Casetta Onlus, che apre le sue porte a chiunque ha bisogno di sostegno, senza distinzione razziale o di alcun tipo. Ne sono esempi la mensa quotidiana, ma anche il servizio di assistenza mobile su strada che un giorno a settimana, per tutto l’anno, offre un pasto caldo a chi vive in stato di disagio e non può raggiungere il centro. Ma l’impegno si è concretizzato anche in iniziative diverse come lo sportello di mediazione culturale che ha assistito e indirizzato numerosi immigrati.
Prima di tutto l’amore – Spot 5×1000 La Casetta Onlus
Accoglienza e solidarietà sono i valori fondamentali che animano l’operato dell’Associazione La Casetta che, dal 1999, lavora ogni giorno su un territorio difficile, dove i forti contrasti sociali e la carenza di infrastrutture, non garantiscono opportunità e punti di riferimento per le fasce di popolazione più deboli. Il nostro impegno è volto a rimuovere le condizioni di sofferenza e affrontare le povertà che affliggono le famiglie, le persone sole e compromettono la vita e il percorso di crescita dei minori. L’assistenza all’infanzia e all’adolescenza più disagiata è stato fin dall’inizio il grande obiettivo dell’Associazione.
Grazie a Stefano Sarcinelli e Gino Rivieccio per il loro sostegno alle attività de La Casetta Onlus.